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Itinerario in Normandia e valle della Loira, Francia fra storia e natura

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Tornare a viaggiare all’estero dopo quasi due anni di pandemia suscita un brivido difficile da descrivere, specie se il volo su cui si sta per salire condurrà verso una meta notoriamente incantevole: la Normandia

Perché visitare la Normandia? 

Ho scelto questa meta perché – non sentendomi tranquilla a ricominciare a viaggiare dalla mia terra prediletta, cioè l’Inghilterra – cercavo un luogo che potesse restituirmi in un sol colpo sia la magia di un viaggio nel tempo, con residenze storiche, castelli e siti archeologici di vario genere, sia uno spettacolo naturale senza pari… e che profumasse un pochino di Gran Bretagna. 

Visitare la Normandia, il periodo migliore

In molti mi hanno chiesto come mai io abbia scelto di visitare la Normandia in autunno anziché in estate. Chiaramente la mia decisione è figlia del nostro tempo: ho preferito attendere quanto più possibile che la situazione si stabilizzasse così da sentirmi più tranquilla nel viaggiare e nel venire in contatto con molta gente, in cui è inevitabile imbattersi in aereo e non solo, a dispetto del distanziamento. Ammetto però che il tempo è stato piuttosto clemente: le temperature erano rigide, ma non troppo (una media di circa 6-7° di giorno) e m’è toccato un solo giorno di pioggia, comunque non particolarmente intensa. Gli scenari autunnali poi sono impareggiabili: sia le strade di campagna che avvicinano a località più remote come le spiagge del D-Day, che le grandi autostrade che tagliano in due le città, sono fiancheggiate a perdita d’occhio da filari di alberi dalle mille sfumature dell’autunno. Anche in macchina, in autostrada persino, ci si sente parte dell’abbraccio di una natura maestosa e fiabesca. E poi immaginate l’emozione di scorgere grandi castelli e residenze storiche avvolte nella foschia, che si stagliano di fronte a voi come fantasmi. Insomma: no, non mi sono affatto pentita di aver scelto l’autunno per il mio viaggio!

In quanto tempo visitare la Normandia? 

Personalmente ho trascorso un totale di 10 giorni e 9 notti in viaggio, di cui quindi però solo 8 giorni effettivi, escludendo quelli dedicati al volo. A seguire riporterò l’itinerario così come l’ho pianificato ed eseguito, ma aggiungerò qualche considerazione strada facendo, perché nel complesso credo che un paio di giorni in più sarebbero stati utili per godere al meglio dei luoghi e riuscire a visitarli con più calma. 

Va premesso inoltre che ho viaggiato in auto, spostandomi costantemente di hotel in hotel. A posteriori, confermo che trovo l’auto il modo migliore per esplorare questa terra meravigliosa, ma è richiesto un pizzico di spirito di sacrificio per cambiare hotel ogni notte. 

Normandia, Bretagna e Valle della Loira

La gran parte del mio viaggio è stata dedicata alla Normandia, ma l’itinerario ha incluso anche alcune tappe (quasi obbligate, direi!) in Bretagna e i castelli della Valle della Loira. 

GIORNO 1 – L’arrivo

Sono arrivata all’aeroporto di Parigi Orly in serata, per cui ho approfittato giusto per concedermi una cena tradizionale a base dell’immancabile Camembert. Si tratta di un formaggio di latte di mucca tipico della Normandia, che prende il nome proprio dal paesino normanno in cui ebbe origine. Ho alloggiato in un hotel nei pressi del Castello di Fontainebleau, che programmavo di visitare il giorno successivo.

GIORNO 2 – Castello di Fontainebleau e Rouen

La mattina l’ho dedicata interamente allo Château e ai giardini di Fontainebleau. Per la visita degli interni (spettacolari, inutile specificarlo) consiglio di mettere in conto circa 3 ore: nonostante il numero delle sale visitabili sia esiguo rispetto al totale, si tratta comunque di una mole molto elevata di stanze. Vi lascerete meravigliare dalla Galleria di Diana, adibita da Napoleone III a biblioteca del Castello (per maggiori info potete consultare il post che le ho dedicato, è davvero spettacolare!), dalla sala da ballo e dagli spettacolari dettagli che impreziosiscono ogni singolo centimetro del Castello. Non è questa la sede per approfondimenti sullo Château, ma vi dico soltanto che, nonostante nel nostro immaginario Fontainebleau sia principalmente associata a Luigi XIV o Luigi XVI, la residenza ospitò per diversi anni Napoleone, che di fatto fu il responsabile dell’assetto odierno del Castello. Attraversandone i corridoi e le stanze vi troverete immersi negli spazi che hanno fatto da sfondo a snodi chiave della sua carriera politica e, per naturale conseguenza, dell’assetto politico mondiale. Insomma, Fontainebleau è una tappa che non potete perdere! 

Da Fontainebleau mi sono poi spostata verso Rouen: il tragitto non è troppo breve, di circa 200 km, ma ad attendervi troverete un borgo affascinante e antico, celebre perché ospita la locanda più antica di Francia e la piazza in cui fu bruciata Giovanna d’Arco. Circa 3 ore di passeggiata vi permetteranno di visitare a piedi tutti i luoghi di maggior interesse in centro e godere di qualche scorcio molto caratteristico della Cattedrale e del Gros-Horloge, uno degli orologi più antichi d’Europa, risalente addirittura al 1389.  

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Gli interni dello Château de Fontainebleau

GIORNO 3 – Jumièges, le scogliere di Étretat e Bayeux

Decisa a non lasciarmi sfuggire una tappa naturalistica e dal sapore Inglese, ho fatto rotta verso Étretat con una tappa intermedia a Jumièges per visitare l’Abbazia locale e l’annesso castello. Un misto di rovine e strutture imponenti, l’Abbazia di Notre Dame de Jumièges regala delle atmosfere surreali e pare squarciare con prepotenza il tempo e lo spazio per ergersi fiera a stendardo di un tempo antichissimo: di fatto la struttura attualmente visibile risale all’anno 1067. Lo Château che sorge poco lontano dall’Abbazia è attualmente utilizzato principalmente per mostre fotografiche. 

Da Jumièges il tragitto verso Etretat è di circa 70 km ma credetemi: vale ogni singolo minuto speso alla guida. Le falesie offrono uno spettacolo tanto solenne da risultare a tratti criptico e impenetrabile. Non ho potuto fare a meno di lasciarmi trasportare con la mente alle scogliere di Botany Bay, nei pressi di Rochester, in Inghilterra! Info pratica: quando arriverete a Étretat, sulla spiaggia troverete scogliere sia alla vostra sinistra che alla vostra destra. Io ho scelto di percorrere la via a sinistra, che mi ha regalato gli scenari che vedete in foto. 

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Le falesie di Étretat

Dopo circa due ore di camminata sulle falesie, mi sono rimessa in viaggio verso Bayeux, la prima cittadina liberata dai nazisti alla fine della seconda guerra mondiale. Ho alloggiato all’hotel Le Bayeux, che vi consiglio caldamente, specialmente per lo staff molto accogliente e collaborativo. Inoltre è proprio qui che fino allo scoppio della pandemia, la figlia del Generale Eisenhower era solita pernottare una volta all’anno durante la sua visita alla cittadina per omaggiare il padre, a cui è dedicata una statua. Quello che più mi ha affascinata di Bayeux è il cosiddetto Liberty Tree, un platano dalle dimensioni colossali piantato nel 1797. Non so voi, ma io sono letteralmente rapita dalle fronde di alberi secolari, specialmente quelli che avrebbero così tanto da raccontare e che hanno offerto riparo a migliaia di soldati e vittime della guerra. La sera ho cenato presso un ristorante molto caratteristico, chiamato Le Moulin de la Galette, perché sorge proprio su un antico mulino. Ve lo consiglio!

GIORNO 4 – Le spiagge dello sbarco in Normandia

Se ci si trova in Normandia, non si può assolutamente prescindere da una visita alle spiagge che furono teatro di uno degli eventi più catastrofici – e rivoluzionari allo stesso tempo – della storia del secolo scorso. Visitare i luoghi dello sbarco significa essere pronti a proiettarsi in un silenzio rotto solo dal fruscio delle onde del mare, un silenzio che allo stesso tempo risuona del frastuono della guerra: le grida, gli spari, il rombo dei carri armati, tutto riecheggia attraverso i decenni per riaffiorare più vivo che mai. Complice di questo effetto catapulta indietro nel tempo sino al fronte del conflitto è l’Overlord Museum, lanciato di recente per dare spazio all’immensa collezione di Michel Leloup, composta amatorialmente a partire dall’agosto 1944. 

Nell’arco di una giornata sono riuscita a visitare, nell’ordine:

  • Omaha Beach, la spiaggia in cui sbarcarono gli Americani;
  • l’Overlord Museum;
  • Arromanches, teatro dell’impresa titanica degli inglesi che nel giro di poche ore trasformarono la baia della costa francese in un vero e proprio porto, il cui impianto è largamente sopravvissuto; 
  • Sainte-Mère-Église, altra tra le prime località liberate dopo lo sbarco. 

Ho proseguito poi il tragitto per arrivare in serata a Le Mont Saint-Michel (circa 140 km). 

GIORNO 5 – Le Mont Saint-Michel e Saint-Malo

Le Mont Saint-Michel non ha bisogno di presentazioni! Alla visita del borgo e della cattedrale ho dedicato più di mezza giornata. Approfittando del tempo clemente, ho attraversato il ponte che lo lega alla terraferma a piedi (una passeggiata di circa 3 km) per rientrare alle 14.00 circa. Da lì, in rotta verso Saint-Malo. Di questa eccezionale cittadina portuale della Bretagna vale la pena ricordare che esiste una parte nuova che molti considerano a tutti gli effetti il centro della città… per questo non fatevi ingannare se qualche local, alla domanda “dov’è il centro?” vi indicherà i quartieri più moderni! Di fatto, la parte vecchia della città si sviluppa lungo una cintura di bastioni ed è costruita su un’isola collegata alla costa. Percorrere i camminamenti che si affacciano sul mare vi aprirà a una vista incredibile e, in nome della lunga tradizione navale di Saint-Malo, la segnaletica vi indicherà la direzione per le località sparse in giro per il mondo che hanno avuto – o hanno ancora – legami con la cittadina, dall’Inghilterra all’Antartide! Una sensazione impagabile per qualsiasi viaggiatore.

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Uno degli scorci dalla costa di Saint-Malo

GIORNO 6 – Allineamenti di Carnac

Dopo il pernottamento a Saint-Malo, la mia meta successiva è stata Carnac, non per visitare la città ma per esplorare le zone boschive che da secoli ospitano i misteriosi megaliti databili tra il 5000 e il 2000 a.C.. Il sito archeologico è distribuito lungo un arco di ben 4 km e fa capo alla Maison des Mégalithes, il centro di interpretazione del sito, accessibile gratuitamente, che vi fornirà le basi per comprendere i misteri celati dai giganti di pietra (e vi mostrerà anche che aspetto avevano quei territori nell’Ottocento!).

GIORNO 7 – Nantes, Angers e lo Château de Briançon

Questa giornata ha rappresentato una sorta di step intermedio tra la Bretagna e la Valle della Loira: le fermate a Nantes e Angers sono state relativamente brevi e sono servite più che altro a rendere più piacevole il tragitto. A Nantes ho trascorso circa 3 ore, passeggiando per esplorare le vie del centro, il Castello e la Cattedrale. Un po’ per coincidenza, sono finita al mercato di Talensac, che mi ha offerto uno spaccato unico sul panorama gastronomico della zona. Consiglio: non passateci a stomaco vuoto!

In generale qui avrei aggiunto senz’altro una giornata intera da trascorrere a Nantes, quindi pernottare nella città e prolungare di un giorno il mio itinerario sarebbe stata senz’altro una mossa vincente.

Per l’alloggio ho scelto un’opzione che mi permettesse di avvicinarmi alle tappe del giorno successivo, optando però per una soluzione poco convenzionale, cioè un vero e proprio Château! Nonostante si possa immaginare che un’opzione del genere sia proibitiva dal punto di vista economico, vi assicuro che non è così: Briançon è una struttura risalente alla fine dell’Ottocento e dagli anni ‘40 adibita a cause sociali, prima come orfanotrofio e poi come centro di ricerca dedicato alle disabilità mentali. Pernottando nel Castello, supporterete anche l’attività di ricerca portata avanti dal team del Castello. Vi regalerete così un’esperienza indimenticabile e farete una buona azione! 

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Lo Château de Briançon

GIORNO 8 – Chinon, Villandry e lo Château d’Artigny

Il mattino seguente ho iniziato le due giornate dedicate alla Valle della Loira e, ovviamente, ai suoi indimenticabili castelli. Il primo è stato quello di Chinon, celebre per esser stato teatro del primo incontro tra Giovanna d’Arco e Carlo VII. Posto sulle rive del fiume Vienne, regala vedute spettacolari anche dal versante opposto, e diversi scorci panoramici della cittadina. 

Mi sarebbe piaciuto aggiungere a questo punto la visita alla Château d’Ussé, che si dice abbia ispirato la favola della Bella Addormentata ma purtroppo… era chiuso! Si tratta di un problema che ho riscontrato con diversi castelli: la fine di novembre rappresenta un periodo di transizione dagli eventi autunnali al periodo di Natale, pertanto molti castelli approfittano per chiudere e montare gli addobbi natalizi. Prima di partire non fate il mio errore, informatevi per bene sulle date di apertura! Per fortuna però sono riuscita a godermi appieno lo spettacolare Château de Villandry che con i suoi giardini rappresenta una delle tappe immancabili della Valle della Loira. Il Castello così come lo vediamo oggi è risalente al 1536 e nel corso dei secoli furono proprio i giardini a evolvere costantemente, trasformazione che troverete molto ben documentata lungo il percorso di visita. 

La sera, l’ultima trascorsa lungo la Loira, ho deciso di fare il bis e dormire in un altro castello, l’imponente Château d’Artigny. Presto approfondirò con un articolo dedicato, visto che – seppur si tratti di un castello di costruzione relativamente recente – rappresenta uno spunto estremamente originale e interessante per un soggiorno spettacolare in zona. 

GIORNO 9 – Château de Chenonceau e Blois

Insieme a Villandry, lo Château de Chenonceau è uno dei più iconici della Valle della Loira, e si ha senz’altro ragione di definirlo un Castello sui generis perché sorge letteralmente sul fiume! Nel corso dei secoli la struttura medievale originale (di cui oggi rimane in piedi solo una piccola parte) fu ampliata sino ad arrivare sull’altro lato del fiume tramite la costruzione di due piani di gallerie sul ponte. Questa sua peculiarità lo rese una via di fuga privilegiata in più occasioni, in particolare durante il periodo di occupazione nazista. 

Visitare gli interni richiede almeno 2 ore, senza contare poi almeno un’ora e mezza di passeggiata fra i giardini, l’orto, la farmacia e l’immancabile labirinto. 

Di ritorno verso Parigi, ho approfittato per una passeggiata pomeridiana a Blois per riuscire a gettare almeno un’occhiata alla celebre scalinata che troneggia sulla facciata dello Château Royal

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Lo Château de Chenonceau

GIORNO 10 – Rientro in Italia

Purtroppo il volo in mattinata non mi ha permesso altre fugaci tappe prima di ripartire, e a tal proposito specifico che sarebbe valsa la pena di aggiungere uno, se non due giorni per un’esplorazione più rilassata e approfondita della Valle della Loira. Spostandovi, specialmente in auto, vi accorgerete che château e residenze illustri vi sorprenderanno in ogni dove lungo il tragitto, e di continuo avrete voglia di fare una deviazione per lasciarvi rapire da meraviglie inaspettate. 

In definitiva, credo che la Normandia abbia rappresentato un’ottima scelta per un ritorno all’estero: lungo un totale di 1860 km, mi ha regalato incredibili viaggi nel tempo, panorami maestosi, percorsi educativi toccanti e personalmente edificanti, atmosfere autunnali quasi surreali e in generale, mi ha restituito la gioia della scoperta. Spero in un prossimo futuro di poter tornare per recuperare quel che mi resta di vedere e aver così modo di esplorare come merita anche l’affascinante Bretagna. Per il momento vi do appuntamento al prossimo articolo e vi aspetto come sempre sui social, Instagram, Facebook e TikTok.

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Sei sul blog di Laura Bartoli

Da anni studio, colleziono e traduco Charles Dickens. Sono una digital strategist appassionata di libri antichi e viaggio alla ricerca dei luoghi dove il tempo si è fermato all’età vittoriana. Clicca qui per conoscermi meglio!